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Mi richordo anchora 

✦ I Edizione
a cura di Giovanni Negri e Gustavo Marchesi , con una nota di Cesare Zavattini, Einaudi, Torino 1976
Vincitore del Premio Letterario Viareggio : Opera Prima per la Narrativa 1977

✦ II Edizione
a cura di Giovanni Negri e Gustavo Marchesi , con una nota di Cesare Zavattini e introduzione di Alfredo Gianolio, Quodlibet, Macerata 2016

 

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“al mio funerale io voglio essere trasportato al cimitero sensa bandiere di nessun cholore io non faccio per rifiutare la bandiera io faccio perche a dietro a me non voglio del lusso io voglio ésere trasportato sopra un charo tirato da 2 buoi di sétte anni altrimenti se non trovano i buoi andrebbe bene anche un bél chavallo di quélla rassa che ezisteva 100 anni fa attachato alla sua bara chome uzavano 100 anni fa chon il suo charettiere dalla parte che adogni tanto gli facesse sentire qualche squillo di frusta io voglio essere achompagnato da unessere nimale un chreato da gezu christo ma non chon una machchina ché é stata creata da un mechchanico (…) e poi io voglio éssere mésso in un forno (…) sensa la chroce perché io dalla mia nassita e fino al giorno di oggi dal piu e il meno sono sempre stato in chroce e per quéllo che non posso piu vedere la chroce (…)”

 

Pietro Ghizzardi, Mi richordo anchora

 

Mi richordo anchora è l’autobiografia del pittore e scrittore Pietro Ghizzardi, ex bracciante agricolo, semi-analfabeta.

L’opera, edita nel 1976 da Einaudi nella collana Gli Struzzi, a cura di Gustavo Marchesi e Giovanni Negri, con note e introduzione di Cesare Zavattini, vinse nel 1977 il Premio Letterario Viareggio – Opera Prima per la narrativa.

Il libro suscitò negli anni ’70 immediato interesse nel panorama culturale italiano, inserendosi nel solco della letteratura “selvaggia”, degli scrittori non scrittori.

La specificità del testo è però tale da renderlo profondamente eccentrico rispetto a qualsiasi intento classificatorio, come dimostra anche solo di primo acchito la sua inserzione ne Il piacere della letteratura (Bompiani, 1981) di Angelo Guglielmi, il quale definendo Ghizzardi “analfabeta ma scrittore” lo affianca ad altri cosiddetti “primitivi”, privi però di quella magmatica inventiva linguistica e vividezza figurativa dell’autore in questione.

Il corpo poetico della scrittura ingenua di Ghizzardi, koiné di dialetto traslitterato in forme vagamente grammaticali, italiano dialettizzato e dialetto ipercorretto, si costruisce – letteralmente – con una lingua tutta materiale, che parla delle cose, degli animali, di uomini e donne umili ma fedeli a sé stessi, alla loro verità,  di una vita dei campi epicizzata, ciclica, in cui i piccoli fatti insignificanti e prosaici del mondo contadino si colorano di èpos ed eroismo. Il ricordo fluisce, senza gerarchie temporali o sistemazione gerarchica degli eventi.

La semplicità espressiva è però capace di spalancare varchi di senso nel quotidiano, segnato dalla miseria e da una serenità da cui s’irradia una saggezza antica, ancestrale, sempre uguale a sé stessa e profondamente, sinceramente morale.

All’opera venne dedicato, nel 1978, un documentario diretto da Gian Vittorio Baldi, già collaboratore e produttore di Pasolini e Bresson, dal titolo Mi richordo anchora. Conversazione con Pietro Ghizzardi, prodotto e trasmesso da Rai Uno per il ciclo Le memorie, gli anni a cura di Guido Levi.

Sempre in quell’anno, dal libro vennero estrapolati ed incisi in un disco dal titolo omonimo, edito dalle Edizioni Musicali Ariston nella collana ‘Cultura Popolare’ a cura di Giancarlo Nalin, alcuni brani recitati dallo stesso Ghizzardi ed accompagnati dalle sue esecuzioni musicali improvvisate con l’armonica a bocca.

L’autobiografia di Ghizzardi prese più tardi forma scenica, nel 1984, quando la Compagnia del Collettivo del Teatro Due di Parma ne approntò l’adattamento teatrale omonimo, con la regia di Gigi Dall’Aglio e l’interpretazione di Enzo Robutti. La pièce fu rappresentata a Parma, Milano, Roma, Bologna.

Nel 2016, a quarant’anni dalla prima edizione, l’opera viene ripubblicata da Quodlibet, nella collana Compagnia Extra, diretta da Jean Talon ed Ermanno Cavazzoni, mantenendo intatta l’introduzione dei curatori Negri e Marchesi, la lezione testuale da loro stabilita, così come il glossario, l’indice dei nomi e dei luoghi e la nota di Zavattini a cui si aggiunge una nuova introduzione di Alfredo Gianolio.

Nel novembre 2016 l’opera torna sulla scena teatrale con la performance Casa Ghizzardi. Mi richordo anchora, prodotta dal CRT presso l’illy art lab della Triennale di Milano. Silvio Castiglioni ne è l’interprete principale, mentre la drammaturgia è di Giulia Morelli, le scene di Nicolò Cecchella e la regia di Giovanni Guerrieri.

 

 

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