COVER ANNI 40-50

ANNI ’40 – ’50 

Le opere di questo decennio sono tra le prime testimonianze conservate dell’attività pittorica di Pietro Ghizzardi, iniziata già negli anni ’30, ma quasi completamente perduta, per quanto concerne quel periodo, sia a causa dei numerosi traslochi della famiglia di fittavoli cui l’artista apparteneva che dei contrasti con il fratello Marino, il quale si oppose sempre fortemente alla pratica artistica del congiunto, vista come una sottrazione dal lavoro dei campi.

A proposito delle prime esperienze pittoriche si legge in Mi richordo anchora, l’autobiografia dell’artista:

e poi doppo nel 1929 mi ero dedichato alla pitura
facevo dei disegni di mia invensione facevo delle pratiche chome era formato lochchio la boccha il nazo le orechchie e il mento ma il piu érano gli ochi che churavo con precizzione
e in poi nel 1930 avevo inchominciato a scholpire la finozomia della persona

I quadri di questo periodo, dipinti su grezzi cartoni per l’imballo dei chiodi, sono realizzati con colori distillati dalla terra, dal sangue animale, dalla caligine del camino, dalle erbe, in particolare la romza, erba medica impiegata come fissativo. I toni dominanti sono scuri, plumbei, mentre i soggetti sono disparati, donne e uomini comuni – alcuni osservati quotidianamente -, accanto a personaggi storici e politici, santi e soggetti sacri.

Parallelamente Ghizzardi introduce nelle proprie opere la tecnica del collage: i volti di molti soggetti – quasi tutti femminili – sono quelli delle dive del cinema italiano e delle stars americane, ma anche quelli tratti dalle prime grafiche pubblicitarie e dai fotoromanzi. Questi inserimenti, che rimandano alla cultura popolare dell’epoca, si insinuano di norma in composizioni magmatiche e brulicanti di personaggi, in cui le prospettive si intersecano e sovrappongono, in una pluralità di piani paralleli.

La pittura è la grande passione di Pietro Ghizzardi: la pratica pittorica è condotta quasi di nascosto dai familiari, ma l’artista è consapevole del valore estetico della propria opera – nonostante i numerosi detrattori – e appende di frequente alcuni cartoni ai vetri delle finestre della propria stanza e ai fianchi della propria bicicletta, esponendoli in questo modo al pubblico.

Anni 40 Anni 40 Anni 40


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